Comunicazione di servizio: il blog non è più attivo né aggiornato dall'11 aprile 2013

Informo che la pubblicazione di nuove interviste è al momento sospesa a causa del poco tempo a disposizione per seguire il blog come meriterebbe, mi dispiace...
Invito comunque gli utenti a navigare sulle pagine alla ricerca di interessanti interviste, ad esempio questa (postuma) a Mario Giacomelli.

Mi scuso per l'inconveniente con gli affezionati lettori e (spero) a presto!
Ricerca personalizzata

martedì 26 ottobre 2010

Fotografi nel web #132: Luca Braguti



Luca Braguti chi è?
Direi che è un fotografo per passione. Passione che via via si è trasformata in professione. In realtà la comunicazione visiva è sempre stata il mio interesse: raccontare un messaggio, una storia, esprimere se stessi attraverso l'uso delle arti visive che siano la fotografia, la grafica, il cinema, il video, la pittura. La fotografia è quella che sento più vicina, nonostante abbia fatto il cameraman per tanti anni e pur occupandomi ancora anche di video e televisione. La sento più vicina soprattutto per lo spazio creativo nel quale ti consente di operare. Tra le cose di cui mi sono occupato fino ad ora è sicuramente quella in cui hai la possibilità di essere te stesso, esprimere il tuo modo di essere. E, almeno in teoria, vieni scelto per un lavoro proprio per questo.

Quale genere ti piace di più fotografare?
La risposta del professionista sarebbe "quello meglio pagato"! Ma per fortuna la fotografia continua ad essere una passione quindi è anche naturale che si finisca ad entrare in ambiti lavorativi relativi ai quali se interessato. E che proprio per quello ti riescono meglio. In particolare a me è sempre piaciuto stare in mezzo alla gente, sono espansivo e socievole, non faccio fatica a rapportarmi con le persone. Nella fotografia il genere fotografico più stimolante e creativo, ovviamente a parer mio, lavorando a contatto con le persone è sicuramente la fotografia di moda, il glamour ed il ritratto. Sono sempre stato sensibile al fascino femminile e mi è sempre piaciuto cercare di rappresentare la bellezza di una donna all'interno di un fotogramma. Trovo che sia una bella sfida rappresentare la personalità, il carattere ed il fascino di una bella donna e cercare di mettere in risalto le differenze tra una modella e l'altra. L'altra mia passione forte sono le moto. Ne guido una praticamente da sempre! Quindi girando in pista e frequentando quell'ambiente provare a fotografare gli amici è stato un passo quasi automatico. E da lì sono arrivate le prime commissioni.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Si, in realtà ho fatto una scuola che si occupava di tutta la comunicazione visiva in generale. Un istituto tecnico ad indirizzo speciale. I tre anni di specializzazione prevedevano l'insegnamento di fotografia, cinema, televisione, grafica pubblicitaria, psicologia della percezione e della comunicazione. Anche se ritengo che frequentare una scuola si solo il primo passo. Tante cose le impari solo con l'esperienza, attraverso gli errori ed il confronto. Ma la scuola è insostituibile per darti delle basi tecniche fondamentali.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Uno su tutti: Robert Mapplethorpe. Ritengo che sia stato un maestro nella gestione della luce e nella tecnica fotografica. E ha sdoganato la fotografia erotica dalle riviste per soli uomini. Poi da un passato di fotografia pornografica è arrivato a trattare il nudo in maniera delicata ed elegante, pur non perdendo l'occasione di scandalizzare. Ovviamente da amante del B/N e della camera oscura (ho lavorato come stampatore fine art per qualche anno) non posso rimanere indifferente dal lavoro di Ansel Adams. Un vero maestro nella gestione dell'intero processo fotografico. Nel presente, riguardo al genere di cui mi occupo, mi piace molto il lavoro di Settimio Benedusi per quanto riguarda il glamour e quello di Daniele Cipriani per la fotografia di moda. Seguo con interesse anche il lavoro di Nikola Borissov.

Che attrezzatura fotografica hai usato in passato e quale stai usando attualmente?
Ho sempre usato maggiormente macchine 35mm a pellicola anche se è capitato di usare sia il banco ottico che macchine di medio formato. Con il passaggio al digitale ho anche affrontato il cambio di marca. In pellicola la mia attrezzatura 35mm era Nikon ma per il digitale sono passato a Canon. Ai tempi del mio passaggio al digitale Canon era sicuramente migliore. Ora le cose sono un po’ cambiate ed i modelli top di gamma sostanzialmente si equivalgono. Mi preme però dire che tutti questi discorsi sull'attrezzatura fotografica sono un po’ fuorvianti. H.C. Bresson diceva "E' un'illusione che la fotografia si fa con la macchina: si fa con gli occhi, la testa ed il cuore" ed io sono perfettamente d'accordo. Sicuramente avere un attrezzatura adeguata alle proprie esigenze è fondamentale. Ma non è quello a fare una buona foto o men che meno un buon fotografo.

Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Per quanto riguarda i motori direi questa:


Racconta di come con una buona conoscenza della tecnica fotografica si possano trovare degli spunti creativi ed avere una visione diversa dalla mera documentazione dall'evento da riprendere.
Riguardo al fashion o al glamour questa è una foto che mi piace particolarmente:



Mi piace per diverse ragioni. In primo luogo per la fusione di una lunga esposizione alla figura umana ed per l'integrazione della figura umana nel paesaggio. Poi perché il mosso del capo la rende un ritratto di donna ma non di quella donna in particolare. Poi il mosso è pensato proprio per renderla viva. Nella foto tutto quello che è inanimato è fermo, tutto quello che è vivo è in movimento. Le rocce immobili, l'acqua e la modella in movimento. Ma volendo riflettere sulla percezione delle modelle, che sono sempre più spesso considerate alla stregua di manichini, la mia modella è ferma immobile, con il suo fisico statuario ma nel suo capo scorre un fremito a rivendicare la vita che c'è in lei.

Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?
Più che di progetti parlerei di obiettivi. Il primo è quello di crescere il più possibile come esperienza, capacità tecnica e di gestione dell'intero processo. E' incredibile come non si sappia mai abbastanza. Mi piacerebbe riuscire a creare un team lavorativo cementato, affiatato e che lavori insieme con divertimento. A cominciare dagli assistenti, al Make-up artist, agli stylist ecc. In parte è già così perchè trovo che sia importantissimo lavorare con persone che si conoscono bene. Non sempre è possibile, perchè essendo ognuno un libero professionista non è sempre possibile riuscire ad incastrare gli impegni di tutti. Quello che mi piacerebbe è proprio riuscire a proporre ai clienti questo pacchetto e non il solo me stesso come fotografo.

Hai mai avuto riconoscimenti o pubblicazioni delle tue foto o riviste?
Per quanto riguarda il lavoro di fotografo sportivo e di motori le mie immagini sono spesso pubblicate sulle riviste di settore e sui quotidiani. Per il fashion ed il glamour ho realizzato un calendario con i concorrenti più votati di una trasmissione televisiva sulla Moda (Modeland in onda su All Music) del quale hanno anche pubblicato il Backstage professionale sulla rivista "Fotografare". Ho poi realizzato diversi cataloghi, lookbook, brochure per aziende di abbigliamento ed arredamento nonché redazionali per aziende e riviste. "Fotografare" ha anche pubblicato un paio di interviste sulla mia ricerca di nudo artistico e sulle mie foto glamour.

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Ti rispondo con una frase di Richard Avedon "Se passa un giorno in cui non ho fatto qualche cosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualche cosa di essenziale. E' come se mi fossi dimenticato di svegliarmi."

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Mi piace rivedere i miei vecchi scatti. Anche se la prima cosa è che penso generalmente è che si poteva fare meglio. Ma credo che sia giusto così, appartengono al passato ed io spero, nel tempo che è passato, di avere imparato qualche cosa, di essere andato avanti. Di saper fare meglio.

Dove sono pubblicate sul web le tue foto?
In molti forum e community di fotografia, nei siti delle aziende per cui ho lavorato ma sopratutto nel mio sito web personale lucabraguti.com che è anche la vetrina più aggiornata sul mio percorso fotografico.

Un pensiero a chi sia avvicina ora al mondo della fotografia.
La prima cosa che mi sento di dire a chi si avvicina alla fotografia professionale di moda ma non solo è quella di non pensare che sia tutto oro... I grandi fotografi che fotografano solo a modo loro, cosa vogliono loro, che girano per il mondo profumatamente pagati, che fotografo solo miti e top model ecc. sono una figura mitilogica! Sicuramente esistono ed è giusto ambire ad essere uno di loro (ammesso che le ambizioni siano supportate dal talento e dall'impegno necessario) ma sono l'eccezione. La realtà è fatta di tanti artigiani che mettono impegno e passione nel proprio lavoro senza essere risvolti pubblici, di popolarità e con un ritorno economico diverso. Ma rimane sempre il più bel lavoro del mondo! Consiglierei di concentrasi su quello che piace davvero, di sperimentare, di costruirsi delle solide basi tecniche, di confrontarsi sulle community di fotografia con il giusto spirito. Si impara moltissimo dalle critiche e poco dagli elogi. Ed imparare ad accettare le critiche sarà anche utile in ambito lavorativo...








Fotografie: © Luca Braguti

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Un ringraziamento dovuto va a mia moglie Alessia, mia musa ispiratrice, assistente , segrataria e tante altre cose. Oltre ad aver risvegliato la mia passione continua ad alimentarla. Grazie.

Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay

martedì 19 ottobre 2010

Fotografi nel web #131: Maurizio Pigozzo



Maurizio Pigozzo: chi è?
Mi definirei un "fotografo mancato" e potrei chiudere così l’argomento ma, rendendomi conto che la definizione data è troppo generica, cercherò di spiegarmi meglio. Molti anni fa dovetti scegliere tra un lavoro che mi dava una certa sicurezza economica (proseguire nell’attività aziendale di famiglia) o passare alla fotografia intesa come professione. Tra il certo e l’incerto, scelsi la prima soluzione e, quindi, la fotografia finì per restare solo un hobby che, come tutte le passioni, arrivò a toccare tutte le corde del mio essere. Nel 1984, a causa degli impegni lavorativi sempre più pressanti, dovetti abbandonare del tutto la fotografia e per diciannove anni fino al Maggio 2003 non presi più in mano né una macchina fotografica né riviste od altro legato all’immagine fotografica. Sette anni fa venne a trovarmi a casa un vecchio amico, a quel tempo Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Venezia e Direttore di due riviste legate all’Ordine stesso chiedendomi, ricevendo la mia disponibilità, l’uso di alcuni negativi per la pubblicazione su tali riviste a compendio di articoli in preparazione. Quando vidi in copertina una mia vecchia foto in biancoenero degli anni ‘70 mi commossi talmente che decisi di riaprire il discorso legato alla fotografia. Rimisi su una camera oscura e ricominciai a scattare immergendomi, nuovamente, in questo mondo fantastico. Come si sa, però, non tutte le ciambelle riescono con il buco, e trovai un’amara sorpresa: a causa dell’insorgere del digitale, i chimici per la stampa a colori non esistevano più. Fu un brutto colpo ma la decisione di ricominciare era stata presa. Ripresi ad operare, esclusivamente, con il vecchio e caro biancoenero lasciando da parte il digitale.

Quando hai iniziato a fotografare?
Posso dire che tutto nacque dalla visione di "Blow up", nel 1966, non tanto per la trama del capolavoro di Antonioni, quanto per la figura, dallo spirito anarcoide, del fotografo protagonista (Thomas). Il film fece nascere in me la sensazione che poteva bastare l’obiettivo di una macchina fotografica a rivelare aspetti della vita reale che l’occhio non era capace di cogliere. Erano gli anni del boom della fotografia e delle riviste fotografiche, molti giovani d’allora cominciarono ad appassionarsi all’arte fotografica cercando, con l’ausilio della pellicola, di svelare i piccoli misteri della loro vita quotidiana. Io, in particolare, fui attratto dalla luce rossa e dagli "odori" della camera oscura, di quel luogo così misterioso in cui nascevano, grazie alla combinazione di vari prodotti chimici, le MIE foto!!! Dopo aver iniziato a stampare in bianconero fui tentato dalla stampa a colori e, con la nascita del sistema Cibachrome, potei soddisfare tale desiderio. Mi ricordo lo stupore e l’emozione che provavo e provo ancora oggi, con la medesima intensità, ogni volta che l’immagine dopo un lungo travaglio, piano piano, emerge dal rivelatore... un’emozione così forte da non riuscire a descriverla con semplici parole.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
All’inizio, nei primi anni ’70, privilegiavo la fotografia figurativa (paesaggi e ritratti); il colore, in questa tipologia d’immagini, mi aiutava molto rendendo più semplice la visualizzazione all’osservatore. La difficoltà maggiore era quella di riprodurre la realtà visiva che andavo a riprendere in modo tale da non farla risultare banale né tanto meno stucchevole. Cercavo di trovare inquadrature un po' diverse da quelle che, all’epoca, si vedevano in giro... in genere prediligevo colori saturi pur non disdegnando l’uso di tonalità dai toni più tenui dove ritenevo che ce ne fosse bisogno. Nel Maggio 2003, dopo la lunga pausa, dovetti, gioco forza, pensare a fotografare esclusivamente in biancoenero, mi ricordo quel primo rullino... era novembre, cercai di fissare sulla carta l’atmosfera da favola che si era creata nel parco di Villa Belvedere a Mirano... la nebbia che avvolgeva come in una spirale il Castelletto... quella domenica uggiosa con le foglie che, cadendo, andavano a formare un tappeto infinito... Sviluppai, subito, l’Ilford FP4 dandomi da fare a stampare i provini a contatto, dopo una veloce valutazione decisi di stampare quattro immagini che, anche se tecnicamente riuscite, mi lasciarono alquanto interdetto, in esse non c’era pathos, le trovavo melense, banali... quel filone "pastorale" non era in sintonia con il mio pensiero... Passarono alcune settimane... Un bel giorno acquistai un CD di Randy Weston, noto musicista jazz, intitolato "Khepera". Leggendo le note di copertina scoprii il significato di tale parola esotica: "Khepera", antico geroglifico egiziano significante "la trasformazione", trasformazione di tutte le cose. Fu un’illuminazione! Decisi di dare uno sguardo verso l’irreale, di riprendere, a modo mio, tutto ciò che si andava ponendo davanti all’obbiettivo, visualizzando e accostandomi al soggetto con occhio diverso, più selettivo. Gli oggetti perdevano la loro ragion d’essere per divenire intersezioni di linee con ombre che assumevano neri intensi, quasi catramosi. Scrutavo al loro interno, cercandone, dove era possibile, l’anima, l’origine, la materia, magari trasformando il banale nell’interessante, l’invisibile nel visibile. Il soggetto/oggetto cambiava pelle, diventava un polo d’attrazione per lo sguardo, spesso superficiale, dell’osservatore distratto. "Khepera", parola magica, è stata la molla che mi ha proiettato verso nuovi orizzonti e inusitate tendenze. Il "particolare", da quel momento, è diventato il mio soggetto preferito.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, nessun corso né Scuole di Fotografia. Autodidatta, per me essenziali sono stati i due libri di Ansel Adams intitolati "Il negativo" e "La stampa", due volumi che, ancora oggi, consiglio vivamente a chi intenda lavorare in analogico.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Tra i fotografi che penso essere più in sintonia con il mio modo di "fare" fotografia colloco al primo posto, senza alcun dubbio, l’americano Aaron Siskind (1903/1991) per le sue immagini che riportano all’espressionismo astratto in voga negli anni ’50. Ci sono altri grandi artisti dell’immagine che ammiro per le loro sperimentazioni, con o senza macchina fotografica, tra questi non posso dimenticare un artista poliedrico come Luigi Veronesi (1908/1998) che riusciva a far compenetrare pittura e fotografia trovando, spesso, astrazioni geometriche di rara bellezza. Oltre a questo Maestro trovo molto interessanti le opere di un altro immenso Autore: Mario Giacomelli (1925/2000) e i contemporanei Nino Migliori, Paolo Gioli, Mario Cresci e il "colorista" per eccellenza Franco Fontana. A questi aggiungo un mio grande concittadino: Sergio Del Pero, grandissimo Maestro che ha operato negli anni '50-'60, vincitore d’innumerevoli concorsi e Socio del Circolo Fotografico "La Gondola".

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Lavorando esclusivamente in analogico tutto il mio "parco" macchine risulta datato e, purtroppo, fuori produzione. La prima fotocamera che utilizzai fu una splendida Zeiss Ikon Contarex Ciclope del 1958 (acquistata usata) corredata da ottiche che si collocano ancora oggi ai vertici fra quelle prodotte per le reflex 35 mm. Un po’ di tempo dopo volli accostare al classico 24x36 anche un apparecchio di medio formato, trovai (sempre usata) una Koni Omega Rapid 6x7 cm. a telemetro, dotata di dorsi ed obiettivi intercambiabili. Posso ritenermi fortunato d’averla scovata in quanto molto presto la Koni si estinse a causa del costo proibitivo degli otturatori che divennero gradualmente più cari da produrre del resto della fotocamera. Nel 1980 acquistai una Hasselblad 500ELM, con motore di avanzamento elettrico incorporato, corredata da alcune ottiche e, noblesse oblige da un robusto treppiede per sostenerla. Nel 1981 acquistai due corpi macchina e varie ottiche di quella che all’epoca era considerata un apparecchio di riferimento in ambito professionale: la mitica Nikon F3, automatica. Questo modello introdusse l’automatismo a priorità di diaframmi. Disegnata da Giorgetto Giugiaro venne prodotta, in varie versioni, fino al 2000 anno in cui, per celebrare i 20 anni di produzione, fu introdotta sul mercato una versione commemorativa, venduta in un cofanetto di legno denominata "F3 Hp 1980-2000". Quando nel 2003 ricominciai ad interessarmi, nuovamente, di fotografia mi feci subito un regalo: acquistai, usato ma in splendide condizioni, un eccezionale apparecchio medio formato supergrandangolare: la favolosa Hasselblad 903 SWC. L’Hasselblad prese il classico obiettivo Zeiss Biogon 38mm f/4,5 e lo montò in un barilotto dotato di otturatore a lamelle ottenendo, così, una fotocamera adattissima per riprese in spazi ristretti, ideale per fotografie in interni oltre che essere eccellente per lavori più generici. L’obiettivo Zeiss Biogon ha un angolo di copertura di 90° in diagonale, ossia di 72° in orizzontale per l’intero formato 6x6. L’obiettivo, in possesso di un’eccellente trasmissione luminosa, non richiede speciali filtri graduati concentrici per compensare la caduta di luce ai bordi tipica dei supergrandangolari. L’ultimo mio acquisto (2005) è stato un altro modello Hasselblad, la 503 CW, dal funzionamento affidabile completamente meccanico, con otturatore centrale e tempi di esposizione compresi fra 1 secondo e 1/500 di secondo.

Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legato?
Potrò sembrare retorico ma devo dire che sono legato a tutte le mie foto. Scelgo, allora, due immagini che possono rappresentare una (Così, lieve...) il primo periodo, quello legato alla fotografia figurativa...


...e l’altra (Khepera) a raffigurare l’attuale mio modo di operare sempre più vicino alla trasformazione dell’oggetto/soggetto e all’astrattismo.


Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Attualmente sto ultimando un lavoro, avviato due anni fa ed a cui tengo molto, relativo ai sogni, speriamo bene... Oltre a questo è possibile che possa esporre in alcune gallerie italiane, vedremo...

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Nei primi anni ’80 ho esposto perlopiù nel Triveneto. Nel 2008 (5 Aprile–3 Maggio) ho tenuto una Mostra personale a Roma, con la pubblicazione del relativo catalogo, presso la GALLERIA GALLERATI, via Apuania, 55 con un buon successo sia di pubblico che di critica.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Non ho mai partecipato a concorsi. Sono stato pubblicato su riviste specializzate in Architettura (AV e VIVERE A VENEZIA nel 2002) e su riviste di Fotografia (n°4/2008 di FOTOGRAFIA REFLEX e sul n°45 di GENTE DI FOTOGRAFIA).







Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Alla fotografia cerco di dedicare parecchio del mio, pochissimo, tempo libero sperando di poter dedicarne molto di più quando, tra non molto, andrò in pensione.

Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
In questo momento non mi viene in mente nulla di particolare se non un piccolo episodio in cui io vi entro solo marginalmente: molti anni fa un mio caro amico (che di fotografia non si era mai interessato) mi chiese alcune immagini per partecipare, a suo nome, ad un concorso interno all’azienda dove lavorava, gli diedi tre foto accennandoli che le avevo scattate usando un grandangolare. Con una di queste foto vinse il concorso e con un’altra si piazzò secondo. Al momento della premiazione, salito sul palco per ricevere la coppa assegnata al vincitore, il presentatore gli chiese, fra le altre cose, con che ottica avesse lavorato e lui come risposta, non ricordandosi più esattamente quanto io gli dissi, rispose: "con un obiettivo QUADRIFONICO" provocando, così, ilarità in tutta la sala.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Generalmente mi toccano ancora il cuore, continuano ad emozionarmi, mi riportano indietro nel tempo ricordandomi gli eventuali problemi che dovetti risolvere, l’atmosfera, l’umore, il "quid" dello scatto e se poi penso a "quanta acqua è passata sotto i ponti"...

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Innanzitutto sul mio sito all’indirizzo http://www.mauriziopigozzo.com dove, se avrete tempo e voglia, potrete trovare immagini, testi e notizie inerenti i miei lavori fotografici. Saranno gradite critiche e commenti. Altri portali dove potrete trovare miei lavori sono: artmajeur.com, equilibriarte.org, flickr.com, fotoantologia.it, fotoarts.org, fotografionline.com, fotonicamente.it, fotonordest.com, lafotonline.net, oltrelafoto.com, photo4u.org, usefilm.com. In aggiunta a questi links, anche su http://www.fotologie.it/pigozzo.html con una recensione del critico fotografico Fausto Raschiatore.

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Da molti sento dire che con l’esplosione del digitale si scatta "a raffica", ci si vanta di aver prodotto centinaia di foto come se quantità facesse pari con qualità... A chi inizia a fotografare (anche e, sopratutto a chi opera con il digitale) vorrei consigliare di pensare con il proprio cervello, di non affidare totalmente all’elettronica la gestione dello scatto, di lavorare come se si stesse operando con una strumentazione analogica. Chiudo l’argomento con un dato personale: negli ultimi due anni ho realizzato, pur uscendo spesso a caccia d’immagini, una trentina di stampe scartando circa il 10% di quanto presente sui negativi.








Fotografie: © Maurizio Pigozzo

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Gratitudine per mia moglie Milena che mai si sottrae nell’accompagnarmi e nel consigliarmi, con competenza, lungo tutto il processo fotografico, dalla ripresa alla stampa finale.
Un doveroso e particolare ringraziamento a Libero Api per lo spazio così gentilmente concessomi ed un grazie a tutti voi che avete avuto la pazienza e la disponibilità di leggere queste note.


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martedì 12 ottobre 2010

Fotografi nel web #130: Vania Paganelli



Vania Paganelli: chi è?
Non sono una fotografa, ma faccio fotografie. Il bianco e il nero e i contrasti sono il modo che ho di vivere ogni cosa; questo mi appartiene da 31 anni. Le sfumature sono la mia parte razionale, quella che emerge meno e al contempo mi fa apparire come una persona abbastanza riflessiva e introspettiva... i contrasti, nel bene e nel male, la mia parte istintiva. Non è facile conviverci ma la fotografia mi dà modo di esprimerli. Dipingo - anzi dipingevo, in quanto la fotografia ha catturato completamente la mia attenzione – fin da piccola, fin da quando decisi di rinunciare allo sport doposcuola per frequentare corsi di pittura tenuti da un'insegnante di storia dell'arte. Ero l’unica bambina del gruppo ma era una mia scelta e mi divertivo. Così mentre le mie coetanee imparavano un nuovo passo di danza, io m’impiastravo di colori ad olio. Non credo di essere mai stata particolarmente brava con i pennelli, ma non ho mai neanche provato a sottoporre le mie tele ad occhi che non fossero di casa... e si sa che per gli amici, genitori e le persone più vicine si è sempre il massimo. La creatività l’ho comunque sempre vissuta come una necessità per stare bene, per conoscermi o per districare qualche nodo. Tutta questa introduzione per poter dire che in passato ho utilizzato un mezzo ed oggi ne utilizzo un altro, ma con lo stesso fine: esprimere, comunicare, raccontare, cercare "il bello", tirar fuori "il brutto", fermare il tempo su ciò che attira la mia attenzione. Il destino ha voluto che nel 2005 mi fosse regalata una reflex digitale (cimelio che tutt’ora uso), come per riscattarmi da degli eventi che non andavano nel verso giusto e all’inizio l’ho odiata, maltrattata, restituita, poi tutto ad un tratto ho deciso che invece poteva diventarmi amica e sono andata a riprenderla. C’ho messo un po' a capire a che gioco volevamo giocare e in mezzo a tante litigate ho intravisto la luce giusta per poter iniziare a camminare insieme.

Quando hai iniziato a fotografare?
Se me lo chiedessi domani ti risponderei che ancora non ho cominciato... A detta delle persone che mi conoscono sono una che si sottovaluta, io credo invece di partire pensando che sono un passo indietro per spronarmi a farne un altro avanti, e non aspettandomi sorprese positive rimango meno delusa. Allo stesso tempo ho bisogno di stimoli che mi gratifichino senza necessariamente celebrarmi. La risposta più concreta è che ho iniziato ad interessarmi in modo più costante alla tecnica e al linguaggio fotografico da circa tre anni.. Precedentemente fotografavo; sono sempre stata attratta e coinvolta dalla fotografia, ma come si dice, scattavo "di pancia".

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Soprattutto le persone, che siano soggetti di una street, ritratti rubati, costruiti, ambientati, primissimi piani. Dico sempre di cercare attraverso chi o cosa fotografo me stessa e in tal proposito, nonostante detesti essere ritratta, "mi utilizzo" spesso come soggetto. Diciamo che non c'è genere che disdegno o che non voglia sperimentare; ho delle preferenze, ma più riguardanti il soggetto che il genere in se'. Categorizzare non è il mio forte; facciamo finta di aver risposto esaustivamente alla domanda.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, autodidatta. Leggo libri, leggo sul web, ascolto consigli e poi provo a mettere in pratica. Non escludo di poterlo fare in futuro.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Sicuramente sono tanti gli autori che per qualche motivo mi hanno lasciato dentro una loro traccia, tanti altri ai quali riconosco un’innegabile bravura ma non mi hanno lasciato segni e altri ancora dei quali non saprei che dire. Non sempre quelli che più apprezzo sono poi dei modelli ai quali mi ispiro, forse proprio perché li vedo talmente in alto che neanche provo ad avvicinarmici. Comunque autori del passato, del presente e non solo affermati.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Non sono per niente fanatica del mezzo anche se sarebbe il momento di cambiare corpo macchina e come tutti non mi farebbe per niente dispiacere avere l’ultima ammiraglia (Nikon... tanto per sollevare vecchie dispute sul marchio, ma soltanto perché in mano è quella che sento più mia), però, ogni cosa a suo tempo e soprattutto non me ne faccio un cruccio. Ho una D50 con 70-300 vr, 50 1.8, 11-16 Tokina. In attesa di essere riscoperta, una Pentax K1000 con due obiettivi. Due Lomo e una Polaroid valgono come corredo?

Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legata?
A tutti, indipendentemente dal valore oggettivo... Anzi, una cosa che non ho imparato, è scindere completamente il lato emotivo quando giudico ciò che faccio; verrebbe naturale pensare che in questo modo mi sopravvaluti e invece divento la mia peggior critica. Se proprio dovessi scegliere, penserei in particolare alla serie Racconti del piccolo schermo con la quale ho un legame indelebile.



Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Non ne ho... diciamo che anche la fotografia la vivo alla giornata.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Con Micromosso "Scatti dal web" 2009, Seravezza fotografia curata da Libero Musetti: "Micromosso – foto e convivialità", 2009 e "La citazione cinematografica" del Lucca film festival 2009.



Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Si, qualcosa (ina)... ma la mia partecipazione agli uni e alle altre è durata poco, al momento ho interrotto.

Pubblicata nel numero di ottobre 09 su Fotocult, vincitrice "Photo of the Day" il 27/09/09 su Imaging Resource.


Selezionata per la copertina del libro "Carpe Diem" (fotografi contemporanei) edizioni estro-verso.

Pubblicazione su Potpourri mensile creativo n°13, maggio 2010.

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Posso dedicargli 13 ore di fila come passare settimane senza scattare una foto. Quando mi succede di entrare in "crisi creativa", nonostante mi prema sbloccare la situazione, preferisco lasciarla maturare; questo perché per fotografare devo sentirmi lucida... quanto basta.

Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Forse di esageratamente divertenti da raccontare non ne ho, o almeno si tratta di tanti piccoli episodi divertenti giusto il tempo in cui si vivono... Però, considerando che spesso faccio escursioni fotografiche in solitaria, colgo l’occasione per dire a tutti quelli che mi guardano allucinati, - appostata dietro un angolo, seduta per terra... anche quarti d’ora e con l’occhio nella fotocamera - che non faccio uso di sostanze stupefacenti.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Penso che tanti avrei potuto farli diversamente, tanti, se non fosse per il lato affettivo, avrei potuto evitarli e per altri la pacca sulla spalla ci può anche stare. Al di là di questo, rivivo sempre momenti e sensazioni attraverso ogni fotografia che ho fatto.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Su MicroMosso e sul mio sito http://vaniapaganelli.webatu.com/

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Non gli direi nulla di nuovo; gli direi quello che ho detto, mi è stato detto e dico a me stessa: chiedersi prima di tutto se e cosa hanno da raccontare. Imparare la tecnica e allenare l’occhio perché a non tutti è dato di natura, allo stesso modo di chi vuole cantare e non è intonato. Non chiudersi di fronte alle critiche e al contempo non esaltarsi troppo per i complimenti. Non credere che la macchina fotografica da Xmila euro faccia la Fotografia.








Fotografie: © Vania Paganelli

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Visto che saranno gli unici "5 minuti di notorietà" (Libero che responsabilità...) della mia vita, ringrazio i miei genitori perché gioiscono delle mie fotografie e sono partecipi (anche i miei cani a dire il vero), ringrazio Matte, spesso la prima persona a cui sottopongo i miei scatti, perché lui l’arte ce l’ha dentro ed è merito suo se ho portato avanti la fotografia, ringrazio Fede perché c’è e si commuove quando ho dei risultati. Ringrazio in generale le persone che credono sinceramente in me. Ringrazio poi MicroMosso e tante delle persone che lo frequentano perché consapevolmente o inconsapevolmente partecipano ad arricchire il mio bagaglio fotografico e non solo.
Grazie Libero per lo spazio.


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